Elena di Savoia e Armando Diaz


 

Elena di Savoia (1873-1952), di origini montenegrine, sposò Vittorio Emanuele III nel 1896 e divenne regina d’Italia il 29 luglio 1900.

Si tenne volutamente lontana dalla scena politica e dai “riflettori”, ma seppe guadagnarsi l’ammirazione di tutto il suo popolo, mediante una costante e silenziosa attività a favore dei più deboli e bisognosi.
Basti ricordare che in occasione del terremoto di Messina del 1908 spese tutta se stessa nel soccorso e nell’assistenza ai sopravvissuti.

Per il suo impegno nelle opere di carità le fu conferita dal Vaticano la massima onorificenza prevista per una donna: la Rosa d’Oro della Cristianità.

Alla vigilia della seconda guerra mondiale la sovrana s’impegnò concretamente per scongiurare il conflitto, durante il quale subì la tragica perdita della figlia Mafalda, fatta prigioniera dai tedeschi ed internata nel campo di sterminio di Buchenwald.

Alla fine della guerra seguì il marito nell’esilio egiziano e, nonostante l’età avanzata, proseguì con determinazione la sua esemplare ed instancabile opera di carità. Nel 1947, alla morte di Vittorio Emanuele, si trasferì in Francia dove visse fino alla morte, avvenuta nel 1952 a 81 anni.
Nel 2017 la salma della regina Elena è stata traslata dal cimitero di Montpellier al Santuario di Vicoforte, vicino a Mondovì (Cuneo).

 
 

Armando Diaz (1861-1928), di origini spagnole, nacque a Napoli in Via Correra al Cavone, (che allora si chiamava Via Cavone Sant’Efrem nuovo).

Fu un ufficiale scrupoloso e preparato, ma anche serio, riservato e di poche parole (aldilà dei luoghi comuni sul carattere estroverso dei meridionali).
Combatté nella guerra italo-libica del 1912 e, durante la prima guerra mondiale, fu nominato comandante dell’esercito italiano nel 1917, al posto del piemontese Luigi Cadorna. A differenza del suo predecessore, si guadagnò la fiducia delle truppe con il dialogo, la comprensione e il continuo incitamento e guidò i nostri soldati alla riscossa anti-austriaca e alla vittoria finale nel 1918 siglata dalla celebre battaglia di Vittorio Veneto.

In seguito fu Ministro della Guerra nel primo governo Mussolini ma, terminata quest’esperienza politica, dal 1924 si ritirò nella sua Napoli in una villa al Vomero donatagli dalla città: villa Presenzano.

Diaz morì nel 1928 per problemi cardiaci ed è sepolto a Roma nella chiesa di Santa Maria degli Angeli e dei Monti.